Si è tenuto in questi giorni uno straordinario intervento al Policlinico “Gemelli” di Roma: grazie all’utilizzo di una protesi su misura – realizzata con una stampante 3D – è stata salvata con successo la mano destra di una donna affetta da un raro tumore al polso. L’operazione, prima nel suo genere, è stata effettuata per la prima volta in tutto il mondo e rappresenta, dunque, un eccellente esempio di chirurgia personalizzata.
La paziente – una giovane donna di 39 anni – aveva già subito diversi interventi ortopedici per trattare un tumore raro che aveva distrutto completamente l’articolazione del suo polso destro. Grazie a un complesso intervento chirurgico, è stata in grado di recuperare l’uso della sua mano destra e di evitare l’amputazione. Questo risultato eccezionale è stato possibile grazie all’équipe altamente specializzata guidata dal Professor Giulio Maccauro, Direttore della UOC di Ortopedia di Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e Ordinario di Ortopedia presso l’Università Cattolica, in collaborazione con il Professor Antonio Ziranu, responsabile della UOSD di Traumatologia dell’Ospedale Fatebenefratelli Isola Tiberina – Gemelli Isola e ricercatore di ortopedia presso l’Università Cattolica, la Dottoressa Elisabetta Pataia, chirurgo orto-plastico (chirurgo plastico ‘dedicato’ all’ortopedia) e il dottorando Camillo Fulchignoni chirurgo della mano entrambi in forze al Policlinico “Gemelli”.
L’intervento ha coinvolto la resezione e la ricostruzione del polso utilizzando una protesi personalizzata, prodotta specificamente per la paziente con una stampante 3D.
“L’impiego di una protesi 3D personalizzata – ha spiegato il professor Maccauro – ci ha consentito di adattare l’intervento alle specifiche esigenze della paziente, garantendo un’accurata riproduzione anatomica e un elevato grado di funzionalità. La ricostruzione del polso con la stabilizzazione radio-metacarpica rappresenta un notevole progresso nel ripristino delle capacità motorie e nella qualità di vita della paziente”.
L’intervento è stato particolarmente significativo per la paziente, che era appena diventata madre di una bambina: i chirurghi hanno atteso la fine del periodo di allattamento prima di poter procedere. La donna era affetta da un tumore a cellule giganti, una forma rara e localmente aggressiva che aveva causato la distruzione completa dell’articolazione del polso.
Poiché non esistono protesi “industriali” disponibili per il polso come quelle disponibili per altre articolazioni come l’anca o il ginocchio, è stato necessario contattare un’azienda italiana specializzata, la Adler-Ortho: utilizzando le indicazioni degli ortopedici del Policlinico Gemelli e i dati provenienti da una scansione TAC della paziente, l’azienda ha progettato e prodotto una protesi personalizzata stampata in 3D in plastica. Dopo aver effettuato alcune modifiche al prototipo, la protesi definitiva è stata stampata in cronocobalto e titanio. L’intervento ha richiesto un accesso chirurgico da entrambi i lati del polso per mettere in sicurezza i vasi sanguigni, i nervi e i tendini, seguito dalla rimozione delle parti ossee danneggiate e infine dall’impianto della protesi che ha consentito il mantenimento della funzionalità delle dita.
La paziente, che ha già fatto ritorno a casa, sta seguendo le sessioni di riabilitazione per la mano.
La sua storia ha scritto una nuova pagina per la chirurgia ortopedica, offrendo una speranza senza precedenti per pazienti affetti da gravi lesioni alle mani. Come mamma, invece, la cosa più importante per lei è poter continuare ad accarezzare e prendere in braccio sua figlia, grazie alla mano che aveva rischiato di perdere.