I numeri delle persone affette da tumore mammario in Italia parlano chiaro: nel 2022 questa tipologia di cancro interessa circa 55.700 nuove diagnosi, con un incremento dello 0,5% rispetto all’anno precedente. La sopravvivenza netta a 5 anni dalla diagnosi è pari all’88%, così come sottolineato dai dati ISTAT.
Di questo – e di tanto altro – si è discusso durante il Convegno “Breast talk: tumore mammario e dintorni”, un’occasione per il mondo scientifico per riunirsi e confrontarsi sui dati in oggetto, senza tralasciare le ultimissime scoperte mediche.
Medici oncologi, psicologi e altri professionisti sanitari hanno avuto modo di interfacciarsi personalmente sui recenti sviluppi dei trattamenti, che includono una chirurgia sempre meno invasiva, oltre che l’introduzione dell’oncoplastica con le sue opzioni innovative.
Francesco Giotta, presidente scientifico (insieme al dottore Michelino De Laurentiis dell’Istituto Nazionale Tumori “Fondazione Pascale” di Napoli) dell’Evento e medico oncologo presso l’I.R.C.C.S. “Giovanni Paolo II” di Bari, ha ricordato come l’incontro – che si è tenuto venerdì 27 – sia stato volutamente inserito all’interno dell’ottobre rosa, ovvero il mese dedicato alla prevenzione del tumore al seno. «Molti interventi dei colleghi hanno visto un aggiornamento in tempo reale di quanto detto durante il congresso della Società Europea di Oncologia Medica che si è tenuto a Madrid dal 20 al 24 ottobre”. A proposito di progressi della medicina, ha aggiunto: “Per fortuna, ad oggi le innovazioni scientifiche hanno permesso ad alcune patologie (come, ad esempio, il cancro del seno triplo negativo) un tempo orfane di terapia, di avere un panorama di trattamenti che non rendono più la patologia stessa un problema per gli oncologi medici».
Oltre agli interventi scientifici, presenti all’evento sono state molte associazioni. L’avvocato Fara Bellini ha ricordato: «Un malato di cancro vive quotidianamente con nuovi bisogni umani, sociali ed economici: da un lato strettamente “medici-terapeutici” o “psico-fisici”, ai quali si risponde – sempre più spesso in modo efficace – con vari interventi di riabilitazione oncologica (basti pensare ai trattamenti per il linfedema delle donne operate di tumore mammario)». In merito alla qualità della vita del paziente stesso, ha aggiunto: «Con questo termine si intende anche sentirsi attivi, autonomi. Riprendere l’attività lavorativa aiuta il paziente oncologico, sia a livello sociale, che psicologico ed economico. È possibile stimare che in Italia negli ultimi cinque anni quasi 100.000 persone, fra pazienti e familiari, sono state licenziate, costrette alle dimissioni, oppure hanno cessare la propria attività o comunque hanno perso il lavoro a seguito delle conseguenze della diagnosi di neoplasia. Perché ammalarsi ha un costo, molto spesso esoso e trascurato».
«In questo scenario – ha concluso l’avvocato – non rassicurante, per fortuna la medicina ha fatto passi in avanti tanto grandi da permettere alla metà delle persone malate di guarire e, nella maggior parte dei casi, senza conseguenze invalidanti anche dal punto di vista lavorativo. Da questo quadro emerge che ancora tanto va fatto in ambito legislativo, nel monitoraggio della qualità della vita e dei bisogni specifici dei pazienti oncologici, considerando che il numero dei malati di cancro è destinato a salire vertiginosamente. Infatti, nel prossimo futuro le aziende dovranno fronteggiare un numero crescente di dipendenti direttamente o indirettamente interessati dalla patologia oncologica».
“Breast talk: tumore mammario e dintorni” è stato, dunque, un importante momento di confronto tra professionisti sanitari e associazioni. I dati, dopotutto, aprono una luce di speranza: l’incremento delle nuove diagnosi e i progressi significativi nella medicina oncologica, soprattutto quando uniti alla prevenzione, offrono sostegni necessari per migliorare la qualità della vita dei pazienti affetti da questa malattia.