Il nuovo triennio formativo ECM è iniziato da pochi mesi, ma l’adempimento dei precedenti anni non è stato portato a termine da tantissimi professionisti sanitari. Proprio per correre ai ripari, il decreto Milleproroghe ha concesso loro un altro anno di tempo – inizialmente quadriennio – per recuperare e mettersi in regola. L’inottemperanza, tuttavia, non ha posticipato il triennio 2023-2025, iniziato regolarmente a partire dal 1° gennaio 2023.
A commentare questo dato il presidente del Consorzio Gestione Anagrafica delle Professioni Sanitarie (CoGeAPS) Roberto Monaco, che a Quotidiano Sanità ha spiegato cos’è cambiato dopo il Decreto e ha precisato le prospettive dell’aggiornamento professionale.
I professionisti sanitari non risultati in regola nel periodo 2020-2022 e in quelli precedenti sono tenuti al recupero degli ECM passati. A confermarlo il presidente: «Nella legge è scritto che coloro che non hanno acquisito ECM in precedenza possono avere crediti compensativi che verranno stabiliti dalla Commissione Nazionale, che ad oggi non si è ancora insediata».
In attesa della nomina della Commissione, ciò che è certo è che chi non sarà in regola in questo triennio avrà grosse difficoltà con le compagnie assicurative, che potranno negare di fornire la necessaria protezione. Da questo punto di vista, spiega Monaco, «questo triennio è importante. È importante perché è già noto che dal primo gennaio 2026 chi non ha ottemperato ai crediti formativi per almeno il 70% non può acquisire una polizza assicurativa. Dunque, ci sarà un continuo informare e comunicare a tutti i professionisti sanitari che la formazione è importante non solo per dare ai nostri cittadini il massimo della qualità delle nostre prestazioni ma anche per l’obbligo assicurativo».
L’aggiornamento professionale, dopotutto, è da vedersi in una prospettiva più ampia rispetto a quella dell’adempimento ECM. Una conferma di quanto affermato è stata data dalla pandemia, evento che ha rivoluzionato il tipo di assistenza da un giorno all’altro. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, infatti, contiene tante risorse destinate alla formazione e alla telemedicina, senza dimenticare una serie di pratiche e strumenti nuovi che i professionisti devono essere in grado di riconoscere e utilizzare correttamente.
«Bisogna dire che, di certo, non è soltanto per via della pandemia che un professionista della sanità deve formarsi per tutelare la salute pubblica e, allo stesso modo, non deve farlo soltanto perché c’è il PNRR. È chiaro – conclude Monaco – che la pandemia ha accelerato i processi, costringendo a un tipo di formazione completamente diversa, ovvero quella dettata dalle FAD. E mentre prima eravamo abituati a una formazione de visu, adesso le cose sono un po’ cambiate».